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73 cm 141 cm

66 cm 268 cm

3 cm 13 cm
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Dipinto Allegorico
ARTPIT0001237
Dipinto Allegorico

Putti che giocano a Carte

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Dipinto Allegorico

Putti che giocano a Carte

Olio su tela. Nella scena, ambientata in un interno ma con ampia finestra che inquadra un paesaggio, tre putti seduti su panchetti giocano con delle carte, tentando di costruirne un castello. Restaurato.

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Dipinto con Scena Mitologica
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ARARPI0183429
Dipinto con Scena Mitologica

Amore e Psiche

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Dipinto con Scena Mitologica

Amore e Psiche

Olio su tela. Scuola nord -Italia del XVII secolo. La scena si rifà, con alcune variazioni ma molto vicina nelle dimensioni, ad una parte del grande affresco intitolato "Banchetto degli dei" nella Camera di Cupido ( o Camera di Amore e Psiche) di Palazzo Té a Mantova, grande raffigurazione di oltre nove metri realizzata da Giulio Romano con la sua bottega nel XVI secolo. La scena proposta (che a Mantova è collocata sulla destra del grande banchetto), vede Amore e Psiche sdraiati su un triclinio, mentre una piccola figura alata li incorona d'alloro e due ninfe lavano la mano di Amore; sullo sfondo a destra un gruppo di satiri sta sacrificando una capra all'ara di una divinità, mentre al centro, in lontananza, una città brucia. Il banchetto degli dei è il momento conclusivo del mito dei due innamorati, che, dopo molte prove e peripezie, ottengono il permesso di Venere per sposarsi. L'opera, restaurata e ritelata, è presentata in cornice antica.

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Grande Dipinto a Soggetto Mitologico
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Grande Dipinto a Soggetto Mitologico

La Favola di Apollo e Marsia

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Grande Dipinto a Soggetto Mitologico

La Favola di Apollo e Marsia

Olio su tela. Scuola nord-italiana del XVII secolo. La grande tela deriva da un'incisione del 1562 ad opera del veneziano Giulio Sanuto, che riprendeva fedelmente l'opera omonima del Bronzino (1503-1572), attualmente conservata all'Hermitage; rispetto all'originale, l'incisione aggiunse il gruppo di Muse e modificò lo sfondo paesaggistico introducendo gli scorci dei paesi. L'opera è suddivisa in quattro scene, che vanno lette da destra verso sinistra. Nella prima scena è raffigurata la contesa musicale tra Apollo e il sileno Marsia, che suonava il flauto talmente bene da essere ritenuto superiore allo stesso dio; i due contendenti si stanno esibendo, il dio con la lira e il sileno con il flauto addirittura capovolto (per aumentare la difficoltà dell'impresa), davanti al re Mida e alla dea Minerva, riconoscibile dai suoi attributi, l'elmo, la lancia e lo scudo. Nella seconda scena Apollo è intento a scorticare Marsia, per punirlo dell'aver vinto la gara musicale; appoggiati per terra di fianco a lui, il suo mantello e la lira. Nella terza scena, è Re Mida ad esser punito dal dio per avergli preferito Marsia: Apollo sta infilando le orecchie d'asino a Mida, mentre Minerva assiste. Infine la quarta scena, in primo piano a sinistra, è caratterizzata da una figura particolare, identificata nel fedele servitore e barbiere del re: poichè Mida gli aveva ordinato di mantenere il segreto sulle sue orecchie d'asino, non potendo sfogarsi altrimenti, egli scavò una buca nel terreno e urlò lì dentro il suo segreto; in quel luogo però, la leggenda vuole che crebbe un cespuglio di canne che con il vento sussurravano "Re mida ha le orecchie d'asino", rivelando così il temuto segreto. Il dipinto è stato precedentemente restaurato e ritelato, ma necessita attualmente di eventuale ulteriore ripresa del colore. Sul retro a matita è presente una vecchia attribuzione alla scuola ferrarese ("Ercole da Ferrara"). E' presentato in cornice in stile di fine '800.

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Coppia di dipinti Allegorici
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Coppia di dipinti Allegorici

Allegorie della Prudenza e della Giustizia

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Coppia di dipinti Allegorici

Allegorie della Prudenza e della Giustizia

Olio su tela. Scuola italiana del XVII secolo. I due dipinti fanno probabilmente parte di un gruppo raffigurante le quattro virtù cardinali, ovvero Giustizia, Prudenza, Temperanza e Fortezza. Le allegorie sono rappresentate in figure femminili, recanti alcuni dei simboli attributivi delle virtù che rappresentano. La Giustizia si riconosce dai due attributi più comuni, la bilancia, simbolo di equità ed equilibrio, e la spada, segno di potenza distributiva. Anche la Prudenza ha con sé due simboli: uno specchio, simbolo di circospezione che ci permette di evitare le insidie del male ( permette di guardarsi alle spalle) o anche simbolo della conoscenza di se stessi; ed un serpente simbolo di eternità e tempo, ma anche esso simbolo di avvedutezza (nel Vangelo Gesù dice:" Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come colombe"). Le due tele, già precedentemente restaurate e ritelate, sono in buone condizioni. Sono presentate in cornice antiche in legno intagliato e laccato, con attuali piccole mancanze e danni.

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Dipinto di Bottega di Luca Giordano
ARARPI0057105
Dipinto di Bottega di Luca Giordano

Allegoria del Fuoco con Giove e Semele

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Dipinto di Bottega di Luca Giordano

Allegoria del Fuoco con Giove e Semele

Olio su tela. La grande scena vede al centro, sorvolante delle rocce, un volatile dal quale si librano fiamme, a raffigurare allegoricamente l'elemento naturale; nella parte sinistra della scena si svolge la frenetica vita di una fucina: in primo piano due uomini con delle gerle piene di legna, altri due più defilati sono intenti a parlare con dei putti, davanti a un'ara. La parte principale dell'inquadratura è però occupata da Giove e Semele: nella parte superiore il re degli dei scende dal cielo, coperto da un panneggio svolazzante aranciato, nelle mani trattiene un fascio di folgori ed è accompagnato dai venti; in basso a destra la principessa, reclinata su un cuscino e attorniata da putti. Il dipinto è attribuibile alla bottega di Luca Giordano (1634-1705) realizzato plausibilmente negli anni Ottanta del Seicento. La nostra tela ripropone infatti, seppur con qualche modifica, lo stesso soggetto che Giordano aveva già realizzato per il Palazzo della Zarzuela a Madrid, dove fu mandato nel 1688 assieme ad altri dipinti con soggetti mitologici. Questo soggetto dovette essere particolarmente apprezzato, perché è nota almeno un'altra copia della bottega, realizzata in controparte rispetto a quella del palazzo madrileno, conservata presso il Museo di Casa Martelli a Firenze: tale versione appartiene a una serie di dipinti giordaneschi raffiguranti i quattro elementi, provenienti dalle collezioni di don Gaspar de Haro y Guzmán, marchese del Carpio e viceré di Napoli dal 1683 al 1687. Rispetto all'originale, anche la nostra versione presenta delle modifiche: non in controparte, ma con la medesima impostazione della scena, differisce però per le dimensioni, ampliando leggermente l'altezza da 114 cm dell'originale ai 125 cm di questa tela, consentendo dunque un'inquadratura più ampia. Questa accortezza lascia plausibilmente supporre che il dipinto in esame fosse stato realizzando per una committenza ben precisa, forse italiana, e nelle dimensioni adeguate alla sede di collocamento. Anche un'altra importante modifica può essere letta come diretta richiesta del committente, ossia il fatto che la principessa Semele sia presentata in una variante più casta, non più pressochè nuda e con solo un leggero panneggio a coprirla, ma abbigliata con una tonaca e un mantello. Rispetto all'originale autografo di Luca Giordano, la nostra versione dimostra, nonostante l'alta qualità pittorica, una maggiore ingenuità e una resa meno minuziosa, che portano dunque l'attribuzione alla bottega. Il dipinto presenta segni di retauro e ritelatura.

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Dipinto con Venere e Cupido
ARARPI0209154
Dipinto con Venere e Cupido

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Dipinto con Venere e Cupido

Olio su tela. Il soggetto mitologico che ritrae insieme le due divinità simbolo dell'Amore profano, è stato ampiamente illustrato nell'arte: come in quest'opera, Venere è solitamente raffigurata in atteggiamento languido, mentre esibisce la sua nuda Bellezza; Cupido, in veste di putto alato, è intento ad estrarre dalla faretra uno dei suoi dardi che inducono l'innamoramento, uno dei quali è già conficcato nel tronco alle spalle della dea. Di sfondo un paesaggio italiano, con piccola struttura architettonica. La sagoma del dipinto rimanda ad una originale cornice sagomata. Restaurato e ritelato, il dipinto è attualmente presentato in cornice in stile.

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