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Dipinto Madonna Dolente
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Dipinto Madonna Dolente

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Dipinto Madonna Dolente

Olio su tela. Maria è qui raffigurata in atteggiamento di sofferto raccoglimento interiore, lo sguardo rivolto in basso, il capo appoggiato sulla mano, l'espressione triste; seppur Ella sia aureolata, prevale in questa dipinto la dimensione umana, la madre sofferente. Alle sue spalle un paesaggio deserto e brullo, ad accentuare la solitudine e la sofferenza. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice in stile.

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Dipinto Madonna con Bambino ed Angeli
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Dipinto Madonna con Bambino ed Angeli

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Dipinto Madonna con Bambino ed Angeli

Olio su tela. Scuola italiana del XVII-XVIII secolo. Maria e il Bambin Gesù, in piedi sulle sue ginocchia, sono raffigurati già nella gloria dei cieli, con angioletti accanto. Peculiari sono la collana e i braccialetti di corallo portati dal Bambino: nella simbologia cristiana il colore di tale materiale rappresenta il sangue che Gesù dovrà versare; peraltro sin dai tempi antichi, il corallo era considerato anche un talismano di protezione contro il malocchio e le forze del male, e se ne adornava i bambini piccoli per proteggerli dal maligno. Il dipinto è in prima tela e presentato in cornice antica coeva.

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Dipinto San Giuseppe con il Bambin Gesù
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Dipinto San Giuseppe con il Bambin Gesù

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Dipinto San Giuseppe con il Bambin Gesù

Olio su tela. Dolce raffigurazione della paternità putativa di San Giuseppe, che tiene delicatamente tra le braccia il figlioletto il quale a sua volta gli accarezza la barba, mentre con tenerezza si guardano negli occhi. Peculiare il particolare della stoffa bianca a righe azzurre che il santo tiene con una mano e che corrisponde al Talled (o Tallit), ovvero lo scialle ebraico utilizzato dagli uomini per le preghiere rituali. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice in stile.

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Dipinto Incoronazione della Vergine
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Dipinto Incoronazione della Vergine

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Dipinto Incoronazione della Vergine

Olio su tela. La grande scena raffigura Maria, già Assunta in cielo e sorretta sulle nuvole da angioletti, che riceve la Corona dalla santissima Trinità. Tale incoronazione esprime l'apoteosi di Maria, che diventando "Regina del cielo" assurge a tramite tra la terra, l'Umanità, e il Cielo, la Divinità: ciò che non è dato vedere all'uomo diventa possibile attraverso Maria che in questa glorificazione è più che mai il filo tenace che ci lega all'Altissimo, vera “porta del cielo”, come viene definita dai Padri della Chiesa. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice di inizio '900.

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Dipinto San Francesco in Preghiera
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Dipinto San Francesco in Preghiera

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Dipinto San Francesco in Preghiera

Olio su tela. Il Santo, in primo piano, è raffigurato in ginocchio, adorante il Crocifisso che regge con una mano, mentre l' altra indica in basso il teschio, il tradizionale "Memento mori". La figura è collocata all'interno di una grotta, dalla cui apertura si intravvede un paesaggio arido e brullo; da un pertugio nella roccia entra la luce che si irradia linearmente sulla Croce per arrivare al volto del Santo. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice lignea del XIX secolo.

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Dipinto Angelo custode in Ghirlanda di Fiori
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Dipinto Angelo custode in Ghirlanda di Fiori

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Dipinto Angelo custode in Ghirlanda di Fiori

Olio su tela. Scuola centro-italiana del XVII secolo. Secondo la tradizione iconografica, anche in questo dipinto l' angelo custode è raffigurato come un giovane alato che accompagna su un tratto di strada un fanciullo, indicandogli il cielo come meta del cammino. La figura alata spicca e domina la scena, vivace nei colori, possente nella forza fisica che emana, seppur dolce nell' atteggiamento delicatamente protettivo verso il bambino, la cui piccola figura avviluppata tra le membra del suo custode. La scena è racchiusa all'interno di una ghirlanda di fiori, vivaci e variopinti, che conferiscono colore alle figure, altrimenti collocate in un paesaggio scuro e quasi monocromo. La raffigurazione di personaggi, prevalentemente religiosi, racchiusi in cornici floreali ebbe grande sviluppo soprattutto a Roma, legata a nomi come Giovanni Stanchi (1608 -1675), piuttosto che Mario Nuzzi detto Mario de' Fiori (1603 -1673), ed altri ancora. Il dipinto, restaurato e ritelato, è presentato in cornice a listello.

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Coppia di Dipinti su Ardesia
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Coppia di Dipinti su Ardesia

La Maddalena penitente e San Giovanni Battista

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Coppia di Dipinti su Ardesia

La Maddalena penitente e San Giovanni Battista

Olio su ardesia. Sono qui proposti due esempi di pittura a olio su pietra, genere pittorico che a cavallo tra '500 e '600 i ebbe particolare fortuna nella Repubblica Veneziana, nella sua forma di pittura ad olio su lavagna o pietra di paragone. La scelta di una pietra così scura come sfondo non è legata solo a motivazioni pratiche (la vicinanza delle miniere bresciane e della Val Brembana), ma, come ben dimostrano le nostre due opere, l'emergere delle figure dal fondo scuro alla luce risponde in pieno anche alle nuove esigenze della pittura del tempo, che nel clima della Controriforma, tendevano ad esprimere non più solo le certezze esistenziali idealizzate del pieno rinascimento, ma anche le ansie e l'aprirsi a nuove fasi, tendenti già con Tintoretto a una maggiore attenzione al reale ed ai contrasti luministici, per poi sfociare in modo travolgente nelle ricerche seicentesche fortemente giocate proprio sul binomio contrapposto luce-ombra. Le due opere qui presentate ben rientranti nella produzione di area veneta dei primi decenni del '600, propongono due figure di santi, entrambi eremiti, collocate su uno sfondo naturalistico scuro, appena visibile. La figura della Maddalena emerge dall'oscurità, appoggiata a seguire la curva del supporto lapidico; è raffigurata volta con aria interrogativa verso il buio, come in atteggiamento di ascolto, la mano sinistra alzata e l'altra appoggiata al “memento mori”egregiamente scorciato. Davanti a lei un flagello ed il vaso d'unguento. Dipinto en pendant, san Giovanni Battista è rappresentato giovinetto, con un agnello ai suoi piedi, in mano la croce astile con il vessillo “ecce agnus dei”, mentre con la mano destra attinge alla fonte d'acqua, richiamando l'episodio che lo vedrà battezzare Gesù Cristo. In entrambi i dipinti le figure spiccano in modo forte e incisivo grazie al nero che caratterizza la placca di ardesia su cui sono raffigurati. I due dipinti, di formato ovale, sono presentati in cornici lignee nere, di fine '800.

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Dipinto David con la Testa di Golia
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Dipinto David con la Testa di Golia

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Dipinto David con la Testa di Golia

Olio su tela. Scuola centro-italiana del XVII secolo. Il dipinto richiama nello stile pittorico la produzione di Angelo Caroselli (1585-1652), artista barocco romano che fu pittore, copista, restauratore, ma anche pasticheur e conoscitore in materia d'arte, ovvero realizzatore di dipinti “alla maniera di” – nella “tecnica” e nello “stile” di un determinato tempo artistico o di un determinato autore, anche assemblando “parti” tratte da dipinti diversi. Inizialmente di stampo caravaggesco, Il Caroselli sviluppò in seguito un suo linguaggio artistico personale, che fu copiato da molti artisti minori. In quest'opera risalta l'espressività fissa e quasi esasperata del personaggio, la cui eleganza del vestito secentesco e i tratti quasi femminei del volto dal roseo incarnato, contrastano con la crudezza della testa di Golia, sanguinolenta, con l'ampia ferita da taglio che spicca sul pallore mortale. Il dipinto è stato restaurato e ritelato, conservando il telaio ligneo originale. E' presentato in cornice lignea coeva.

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Dipinto Natura morta con Fiori e Frutta
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Dipinto Natura morta con Fiori e Frutta

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Dipinto Natura morta con Fiori e Frutta

Olio su tela. Scuola italiana del XVII-XVIII secolo. Una grande composizione di fiori variopinti, in vasi di metallo sbalzato, e alcuni frutti sparsi per terra, sono collocati a ridosso di una parete che dà su un paesaggio marittimo: la luminosità del cielo e del mare sulla destra contrasta con la zona d'ombra sulla sinistra, sulla quale spiccano i colori dei fiori. Il dipinto, ritelato e restaurato, presenta un cretto marcato. E' presentato in cornice coeva laccata e dorata.

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Dipinto Santa Caterina d'Alessandria
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Dipinto Santa Caterina d'Alessandria

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Dipinto Santa Caterina d'Alessandria

Olio su tela. L'identificazione della santa è data dalla presenza della grande ruota lignea, simbolo dello strumento del suo martirio. Solitamente la santa viene rappresentata con la corona in testa e vestita di abiti regali per sottolineare la sua origine principesca. Invece qui si ha una sua raffigurazione atipica, con i capelli sciolti, ricoperta solo da un grande manto rosso (colore del sangue, quindi della umanità mortale) che le cade dalle spalle e la costringe a coprirsi il seno con le mani; il suo sguardo è rivolto verso l'alto, ove si aprono i cieli e ne discende un angelo che con una mano impugna la palma del martirio, con l'altra le pone sul capo una corona di fiori, simbolo del suo matrimonio mistico con Cristo. E' quindi un rappresentazione che la vede nel momento del passaggio alla vita eterna, simile ad una Maddalena penitente e in adorazione mistica, che si offre a Cristo priva di ogni riconoscimento umano. Spiccano nel dipinto le scelte cromatiche, che su uno sfondo scuro e cupo fanno risaltare il rosso del cielo aperto e del manto, e il biancore degli incarnati, sia della donna che dell'angelo. La tela, già restaurata e ritelata, è presentata in una cornice lavorata di fine '800, con alcune mancanze.

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Dipinto con Soggetto Storico
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Dipinto con Soggetto Storico

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Dipinto con Soggetto Storico

Olio su tela. La scena si svolge presso un accampamento militare: fuori da una tenda sulla sinistra un condottiero di un esercito, probabilmente greco, sta ricevendo le offerte di un gruppo di uomini, poveri e laceri, che si prostrano davanti al nuovo padrone; il primo porge dei pani, un altro sta tirando fuori qualcosa da un sacco, il terzo mostra le piaghe del corpo per invocare pietà; alle loro spalle si stanno avvicinando altre figure di questuanti, che formano una fila sparpagliata sul sentiero sfumante in lontananza sulla destra. Sullo sfondo a sinistra ferve la vita nell'accampamento militare. Il dipinto è stato restaurato e ritelato.

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Dipinto con Scena di Battaglia
ARARPI0234364
Dipinto con Scena di Battaglia

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Dipinto con Scena di Battaglia

Olio su tela. Scuola dell'Italia settentrionale del XVII-XVIII secolo. La scena propone lo scontro tra cavalieri fuori delle mura di una città assediata, con il fumo delle armi da fuoco che invade il cielo. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice antica adattata. La scena propone lo scontro tra cavalieri fuori delle mura di una città assediata, con il fumo delle armi da fuoco che invade il cielo. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice antica adattata.

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Dipinto raffigurante la Ricchezza di Salomone
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Dipinto raffigurante la Ricchezza di Salomone

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Dipinto raffigurante la Ricchezza di Salomone

Olio su tela. Scuola nord-italiana del XVII secolo. Il grande dipinto presenta come soggetto un noto tema veterotestamentario, la ricchezza del re Salomone, raccontata nel Primo libro dei Re: "Il re Salomone superò, dunque, per ricchezza e saggezza, tutti i re della terra. In ogni parte della terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. Ognuno gli portava, ogni anno, offerte d'argento e oggetti d'oro, vesti, armi, aromi, cavalli e muli". Nel dipinto il re, sfarzosamente vestito con i simboli della regalità (la corona, lo scettro, il manto d'ermellino), ascolta in piedi i postulanti che vengono da lui per ricevere i consigli dettati dalla sua proverbiale saggezza, e in cambio gli recano offerte, che sono commisurate al loro ruolo sociale: alcuni contadini portano in dono sacchi di granaglie, i frutti del loro lavoro nei campi, un altro solleva in alto una coppa, per richiamare l'attenzione del re. Il dipinto rimanda nei colori e nello stile pittorico alla produzione del nord-Italia, soprattutto veneta. Il dipinto è stato restaurato e ritelato.

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Dipinto La Deposizione di Cristo
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Dipinto La Deposizione di Cristo

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Dipinto La Deposizione di Cristo

Olio su tela. Scuola napoletana del XVII-XVIII secolo. E' una tradizionale scena della deposizione di Cristo dalla Croce, con il corpo inerte e pallido calato tra le braccia della madre Maria, a sua volta abbracciata e sostenuta nel suo dolore dal discepolo Giovanni, e all'intorno, a partecipare del compianto, due pie donne e due discepoli. La scena è caratterizzata da una linearità discendente in diagonale, che segue il corpo di Gesù, partendo dal palo della Croce innalzato a sinistra e si conclude con la donna accucciata ad abbracciare i piedi di Gesù a destra. All'intorno, uno sfondo spoglio e grigio, che sottolinea il dramma e il vuoto che esso crea. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice di inizio '900.

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Dipinto Grande Paesaggio Classico con Figure
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Dipinto Grande Paesaggio Classico con Figure

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Dipinto Grande Paesaggio Classico con Figure

Olio su tela. Scuola romana del XVII secolo. Il paesaggio, ampio ed arioso, pervaso da una atmosfera "classica", senza tempo, si inserisce nella corrente classicheggiante delle vedute ideali tratte dalla campagna romana, introdotte a Roma con grande fortuna nel corso del XVII secolo sull'esempio di Carracci, Domenico, Albani e dei francesi Poussin, Dughet, Lorrain, e continuate poi anche nel secolo successivo con artisti quali Andrea Locatelli. Questo tipo di dipinti di paesaggio miravano ad esaltare i princìpi di bellezza, ragione, ordine e misura propri del mondo classico, a celebrare il valore della storia, la fiducia ereditata dagli antichi nelle virtù dell'uomo e nelle sue possibilità. Nella natura di questi paesaggi, che non è abbandonata al caos, ma è composta, ordinata, non turbata da elementi violenti o disordinati, si collocano le figure umane, vestite all'antica come in questo dipinto, in cui una coppia abbigliata con tuniche classiche conversa amabilmente seduta (anzi, semisdraiata quasi come se fossero su un triclinio) in mezzo ad una campagna ombrosa e verdeggiante, in prossimità di un tranquillo fiumicello; in lontananza si intravvedono le costruzioni di una città e lo sguardo si perde poi nella continuità ordinata e tranquilla delle dolci colline laziali. Il dipinto, restaurato e ritelato, è presentato in cornice in stile.

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Dipinto con Architetture e Personaggi
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Dipinto con Architetture e Personaggi

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Olio su tela. Scuola romana del XVII secolo. La grande scena, di gusto fiammingo, opera probabilmente di autore nordico insediatosi a Roma, è occupata da un grande complesso architettonico, costituito dai resti di templi classici, danneggiati, pericolanti e invasi da erbe infestanti, collocati in prossimità di un lago. Tra le vestigia di un'epoca ormai morta si aggirano invece numerose figurine, colorate e animate, di personaggi della vita quotidiana coeva alla produzione del quadro. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice a listello.

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Dipinto con Scena di Episodio Storico
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Dipinto con Scena di Episodio Storico

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Olio su tela. Scuola dell'Italia meridionale del XVII-XVIII secolo. La scena , ricca di personaggi, vede ergersi al centro, ben definito nei particolari dell'armatura, del cimiero, così come dell'anatomia, la figura di un condottiero: egli sta benevolmente accompagnando con il moto delle braccia un uomo inginocchiato che, insieme alla compagna, sta rendendo omaggio ad un imperatore, indicando però con la mano tesa il gruppo di sei fanciulli, trattenuti sulla destra dai soldati. L'imperatore si è alzato dal trono, sulla sinistra, e si reca incontro alla coppia prostrata, ma anch'egli pare quasi in atteggiamento di riverenza verso il condottiero centrale. La scena pare rimandare ad un episodio storico di clemenza di un condottiero, che per età, fattezze e tipologia di armatura, potrebbe essere Alessandro Magno, personaggio che risulta però difficilmente abbinabile all' altra figura coronata da alloro, che scende dal trono nella fastosa reggia. Non si può quindi identificare specificamente l 'episodio (storico o leggenda?) di riferimento. Si apprezza peraltro la ricchezza compositiva della scena, con numerose figure ben dettagliate e colori vivaci a sottolinearne la dinamicità. L'opera, restaurata e ritelata, è presentata in cornice antica.

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Dipinto Sacra Famiglia con Sant'Anna
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Dipinto Sacra Famiglia con Sant'Anna

Seguace di Peter Paul Rubens

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Dipinto Sacra Famiglia con Sant'Anna

Seguace di Peter Paul Rubens

Olio su tela. Il dipinto deriva dall' opera di Rubens (1577 -1640) conservata al Museo del Prado a Madrid, riprodotta in controparte in incisione da Paulus Pontius (1603 -1658), come appare anche in questa versione. Occupa il centro verticale della scena la figura di Maria, il cui volto fu ispirato a quello di Isabel Brandt, la prima moglie del pittore fiammingo, morta nel1626 ad appena 35 anni. La Madonna tiene in braccio il Bambin Gesù, che la guarda teneramente ma seriamente negli occhi, mentre una manina è poggiata sul seno scopero della madre, da cui ha appena ricevuto nutrimento; dietro, in piedi, Sant'Anna avvolge le spalle della figlia e del nipote in un tenero e protettivo abbraccio, sorridendo compiaciuta: Sul lato sinistra, un po' separato e al buio, Giuseppe assiste pensoso e preoccupato: unica figura umana che non rientra nella luce emanata dal volto del Bambino, irradiata su quello di Maria e, di riflesso, anche su quello di Sant' Anna. rispetto all'opera del maestro, è rispettata la composizione delle figure, ma variano diversi particolari, in particolare nelle vesti di Sant' Anna, di Maria, nel drappeggio che cinge i fianchi del Bambino., ad avvalorare l'ipotesi che si tratti di opera di seguace del maestro fiammingo. Il dipinto, restaurato e ritelato, si presenta in buone condizioni, con solo un graffio nel colore in alto al centro.

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Dipinto con La Sacra Famiglia a Tavola
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Dipinto con La Sacra Famiglia a Tavola

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Dipinto con La Sacra Famiglia a Tavola

Olio su tela. Scuola centro-italiana del XVII secolo. L'insolita e particolare rappresentazione presenta sulla sinistra le tre figure della Sacra Famiglia, con Gesù già fanciullo, seduti alla tavola e benedicenti il semplice pasto che si accingono a consumare (composto da frutta e pane); la scena, soggetto raffigurato piuttosto raramente e in genere con carattere di maggior sacralità per la presenza di angeli che servono il cibo alla famiglia, ha qui invece il sapore dell'intimità domestica molto normale e semplice. Spicca invece maestosamente tutto intorno alla Sacra Famiglia, lo scorcio di una città rinascimentale, con alti palazzi a logge e colonnati, presentati secondo una bell'effetto prospettico che conduce, in fondo a destra, alle mura di ingresso ad una città riccamente turrita, probabilmente Gerusalemme. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice di fine '800.

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Dipinto Clelia passa il Tevere
ARARPI0223425
Dipinto Clelia passa il Tevere

Attribuito a Domenico Lupini

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Dipinto Clelia passa il Tevere

Attribuito a Domenico Lupini

Olio su tela. Il dipinto rappresenta un episodio della mitologia romana riferito alla giovane eroina romana Clelia, che fu data come ostaggio, insieme ad altre fanciulle, al re etrusco Porsenna durante le trattative di pace con la città; Clelia riuscì però a fuggire, attraversando a nuoto il Tevere. Porsenna ne chiese la restituzione ai romani, che acconsentirono, ma ammirato dal suo eroismo, decise di liberarla consentendole di portare con sé altri prigionieri, che Clelia scelse tra i più giovani. Il momento rappresentato nel dipinto è proprio quello dell'attraversamento del fiume, del quale vi è la personificazione in primo piano a destra, nella figura dell' anziano canuto, accompagnato da una giovane donna con la cornucopia. La scena è molto dinamica, con Clelia e le altre fanciulle che creano un gruppo folto e movimentato intorno al cavallo cavalcato dalla protagonista, come ricordano alcune versioni del racconto; alle loro spalle le tende dell'accampamento del re etrusco con alcuni soldati. Al di là del fiume si trova un altro gruppo di donne che hanno già compiuto la traversata, mentre sullo sfondo si scorge la città capitolina dall'aspetto classico. L'opera, come attesta un piccolo cartiglio, è attribuita a Domenico Lupini, artista del quale non si sa molto ma del quale si può ipotizzare l'ambito di attività tra Bergamo e Venezia. Uniche due opere firmate sono una “Maddalena convertita” e un'”Annunciazione”, ma altre opere sono state a lui attribuite dalla studiosa Federica Nurchis e collocate nel monastero di Santa Chiara a Bergamo. Il dipinto presenta un caldo e raffinato cromatismo che, assieme all'eleganza dei personaggi e alla modalità compositiva, fanno ipotizzare un soggiorno veneziano di Lucini, che pare richiamare le atmosfere di Tintoretto, Veronese e Palma il Giovane. Il dipinto presenta segni di restauro e ritelatura.

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