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Dipinto con Crocifissione Madonna e San Giovanni
ARARPI0198571
Dipinto con Crocifissione Madonna e San Giovanni

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Dipinto con Crocifissione Madonna e San Giovanni

Olio su tela. E' una tradizionale raffigurazione dell'evento della morte di Gesù in Croce, con la madre Maria e il discepolo prediletto ai piedi della Croce, in contemplazione del Cristo morente; sullo sfondo la città di Gerusalemme. Molto essenziale nella raffigurazione, e statica nelle posizioni delle figure evangeliche, la scena sottolinea il dramma con uno sfondo cupo, anche se una luce si apre in alto, sopra il Cristo, ad annunziare la partecipazione divina all'evento. Il dipinto già ritelato, presenta qualche piccola cadute di colore.

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Dipinto attribuito a Thomas Heeremans
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ARARPI0184962
Dipinto attribuito a Thomas Heeremans

Paesaggio Invernale con Figure sul Ghiaccio

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Dipinto attribuito a Thomas Heeremans

Paesaggio Invernale con Figure sul Ghiaccio

Olio su tela. Scuola fiamminga del XVII-XVIII secolo. Sulla cornice presente etichetta attributiva a Thomas Heeremans (con data però non corretta). La grande scena propone un paesaggio invernale consono al territorio olandese, in quanto caratterizzato da un canale ghiacciato, in prossimità di un villaggio, popolato da numerose figure di pattinatori, intente alle attività quotidiane: la slitta trainata dal cavallo per il trasporto delle persone, l'uomo che spinge la "carriola" piena di legna, il bambino che si spinge nella sua cassettina; sull'argine lungo il canale transitano altre figure. Su tutto incombe il cielo bigio e freddo di una giornata invernale. Il soggetto fu quello ricorrente della produzione del pittore olandese Thomas Heeremans, che dipinse prevalentemente paesaggi invernali della sua terra, replicandoli più volte per il successo ottenuto, e inducendo numerosi altri artisti ad imitarlo; si pensa quindi che quest'opera sia riconducibile a imitatore dell'Heeremans, piuttosto che a lui direttamente. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice in stile.

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Grande Dipinto a Soggetto Mitologico
ARARPI0167017
Grande Dipinto a Soggetto Mitologico

La Favola di Apollo e Marsia

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Grande Dipinto a Soggetto Mitologico

La Favola di Apollo e Marsia

Olio su tela. Scuola nord-italiana del XVII secolo. La grande tela deriva da un'incisione del 1562 ad opera del veneziano Giulio Sanuto, che riprendeva fedelmente l'opera omonima del Bronzino (1503-1572), attualmente conservata all'Hermitage; rispetto all'originale, l'incisione aggiunse il gruppo di Muse e modificò lo sfondo paesaggistico introducendo gli scorci dei paesi. L'opera è suddivisa in quattro scene, che vanno lette da destra verso sinistra. Nella prima scena è raffigurata la contesa musicale tra Apollo e il sileno Marsia, che suonava il flauto talmente bene da essere ritenuto superiore allo stesso dio; i due contendenti si stanno esibendo, il dio con la lira e il sileno con il flauto addirittura capovolto (per aumentare la difficoltà dell'impresa), davanti al re Mida e alla dea Minerva, riconoscibile dai suoi attributi, l'elmo, la lancia e lo scudo. Nella seconda scena Apollo è intento a scorticare Marsia, per punirlo dell'aver vinto la gara musicale; appoggiati per terra di fianco a lui, il suo mantello e la lira. Nella terza scena, è Re Mida ad esser punito dal dio per avergli preferito Marsia: Apollo sta infilando le orecchie d'asino a Mida, mentre Minerva assiste. Infine la quarta scena, in primo piano a sinistra, è caratterizzata da una figura particolare, identificata nel fedele servitore e barbiere del re: poichè Mida gli aveva ordinato di mantenere il segreto sulle sue orecchie d'asino, non potendo sfogarsi altrimenti, egli scavò una buca nel terreno e urlò lì dentro il suo segreto; in quel luogo però, la leggenda vuole che crebbe un cespuglio di canne che con il vento sussurravano "Re mida ha le orecchie d'asino", rivelando così il temuto segreto. Il dipinto è stato precedentemente restaurato e ritelato, ma necessita attualmente di eventuale ulteriore ripresa del colore. Sul retro a matita è presente una vecchia attribuzione alla scuola ferrarese ("Ercole da Ferrara"). E' presentato in cornice in stile di fine '800.

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Domenico Gargiulo attribuito a
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ARARPI0129544
Domenico Gargiulo attribuito a

Paesaggio con Architetture e Figure

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Domenico Gargiulo attribuito a

Paesaggio con Architetture e Figure

Olio su tela. Il grande paesaggio è dominato da una imponente struttura architettonica a colonne affacciata sul mare, che occupa tutta la parte centrale della tela, mentre sulla destra si delinea una fortezza. La scena è poi animata da numerose figure di popolani intenti alle quotidiane attività: in primo piano a sinistra, sulla banchina, un gruppo di uomini attende al carico di numerose casse e bauli. Sul baule centrale, vicino al personaggio dominante al centro che pare dirigere le operazioni, è inserito il monogramma D.G. Questa sigla insieme alla modalità stilistica barocca, rimanda l'attribuzione a Domenico Gargiulo, nome d'arte del pittore napoletano Micco Spadaro (1609/1612 – 1675). Attivo prevalentemente a Napoli soprattutto nei due decenni a cavallo della metà del XVII secolo, il Gargiulo si affermò principalmente come paesaggista e soprattutto per aver documentato i tumultuosi avvenimenti della Napoli del XVII secolo (eruzioni, epidemie, la rivolta di Masaniello). La progressiva specializzazione nella rappresentazione di paesaggi o scene cittadine, affollate da figurine presentate con descrizioni minute e con attenzione verso la realtà sociale popolare, fecero sì che la sua committenza fosse prevalentemente di carattere privato, ricevendo commissioni da numerosi notabili napoletani, reggenti, cavalieri e ritrovandosi sue opere in tutte le più importanti collezioni napoletane dell'epoca. Tra i suoi maggiori committenti vi fu peraltro anche il grande collezionista fiammingo Gaspare Roomer, a cui il Gargiulo dovette la sua fortuna. Il Gargiulo inserì spesso nelle sue opere le sue sigle, ma raramente le datò; si è potuto stabilire la datazione della sua produzione solo grazie alla realizzazione di una serie di lavori per i monaci della certosa di S. Martino, avvenuta tra il 1638 e il 1646, tra le poche opere a soggetto religioso da lui realizzate ma le uniche a essere documentati con una certa precisione. La grande tela qui proposta è presentata in cornice in stile.

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Statua di Fauno in Marmo
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ARTART0000183
Statua di Fauno in Marmo

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Statua di Fauno in Marmo

Fauno-demone. Figura femminile con gambe caprine. Pelle d'animale sulle spalle. Volto demoniaco. Tiene in mano tartaruga.

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Dipinto con Scena di Mare in Tempesta
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ARARPI0184968
Dipinto con Scena di Mare in Tempesta

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Dipinto con Scena di Mare in Tempesta

Olio su tela. Scuola fiamminga del XVII secolo. Già attribuito a Jan Peeters (1624 -1677), il dipinto rientra pienamente nella stile e nel genere dell'autore che, operando nella bottega paterna e poi del fratello Bonaventura, si specializzò nelle marine, soprattutto nelle "Fortune di mare", ovvero gli accidenti dovuti al mare, e a qualsiasi altro evento causato in mare da fatto fortuito o da ostacolo insormontabile, che quindi in pittura diventano rappresentazioni di tempeste con navi ed equipaggi in balia degli eventi. Proprio di questo si tratta nel dipinto qui proposto: alcune navi, cariche di uomini, sono in balia delle alte onde di una tempesta notturna, in in prossimità della costa che, con la sue rocce sporgenti ha già provocato il naufragio di alcune barchette. Si percepisce la lotta degli uomini, piccoli e indifesi, contro le forze della natura, dominante, violenta, cupa e ostile, che sovrasta e attacca le imbarcazioni sia dal mare che dal cielo, bui e neri. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice in stile.

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Dipinto del XVII Secolo con Scena della Cattura di San Tommaso d'Aquino
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Dipinto del XVII Secolo con Scena della Cattura di San Tommaso d'Aquino

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Dipinto del XVII Secolo con Scena della Cattura di San Tommaso d'Aquino

Olio su tela. Scuola toscana del XVII secolo. Rampollo di un'antica stirpe longobarda di Aquino (in provincia di Frosinone), Tommaso (nato intorno al 1226) andato a Napoli per studiare, nel 1243 entrò contro il volere dei suoi parenti nell'ordine dei predicatori domenicani, ma durante il viaggio verso il settentrione fu arrestato dai suoi fratelli e per circa un anno tenuto prigioniero. Nella scena il giovane santo al centro, già vestito dell'abito domenicano, è circondato sui due lati da quattro figure riccamente vestite, appunto i parenti, tra i quali probabilmente la madre, che lo trattengono benevolmente, quasi lo abbracciano, mentre con la gestualità delle mani e gli sguardi afflitti e amorevoli tentano di convincerlo, quasi supplicandolo. Le figure sono peraltro collocate in una prigione, come indicano le sbarre alla finestrella sulla destra, a sottolineare l'azione coercitiva compiuta. Ricchi e particolareggiati sono i dettagli delle vesti dei personaggi, dai colori vivaci che contrastano con l'abito di Tommaso, plastici i movimenti propriamente di gusto barocco. Già restaurato e ritelato, il dipinto si presenta in buone condizioni, con cretto evidente. E' presentato in cornice antica rilaccata e ridorata.

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Dipinto con Scena Mitologica
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ARARPI0183429
Dipinto con Scena Mitologica

Amore e Psiche

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Dipinto con Scena Mitologica

Amore e Psiche

Olio su tela. Scuola nord -Italia del XVII secolo. La scena si rifà, con alcune variazioni ma molto vicina nelle dimensioni, ad una parte del grande affresco intitolato "Banchetto degli dei" nella Camera di Cupido ( o Camera di Amore e Psiche) di Palazzo Té a Mantova, grande raffigurazione di oltre nove metri realizzata da Giulio Romano con la sua bottega nel XVI secolo. La scena proposta (che a Mantova è collocata sulla destra del grande banchetto), vede Amore e Psiche sdraiati su un triclinio, mentre una piccola figura alata li incorona d'alloro e due ninfe lavano la mano di Amore; sullo sfondo a destra un gruppo di satiri sta sacrificando una capra all'ara di una divinità, mentre al centro, in lontananza, una città brucia. Il banchetto degli dei è il momento conclusivo del mito dei due innamorati, che, dopo molte prove e peripezie, ottengono il permesso di Venere per sposarsi. L'opera, restaurata e ritelata, è presentata in cornice antica.

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Coppia Dipinti Paesaggi con Figure
ARARPI0181698
Coppia Dipinti Paesaggi con Figure

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Coppia Dipinti Paesaggi con Figure

Olio su tela. I due dipinti, sicuramente gemelli per la tipologia di soggetto e le modalità pittoriche, propongono due scorci paesaggistici tipici della produzione nordica del XVII -XVIII secolo, con ampi spazi di campagna abitata da casolari in prossimità di corsi d'acqua, figure di contadini e popolani intenti alle loro opere, le montagne azzurre sullo sfondo, precedute da colline dolci e sormontate da un cielo azzurro ma ricamato da nuvole bianche. Già ritelati e restaurati, i due dipinti presentano macchie e opacità del colore. Sono presentati in cornici in stile.

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560,00€

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Madonna con Bambino San Giovannino e Angeli Dipinto del XVII secolo
ARARPI0180781
Madonna con Bambino San Giovannino e Angeli Dipinto del XVII secolo

Versione ridotta da pala di Girolamo Mazzola Bedoli

ARARPI0180781
Madonna con Bambino San Giovannino e Angeli Dipinto del XVII secolo

Versione ridotta da pala di Girolamo Mazzola Bedoli

Olio su tela. Scuola emiliana del XVII secolo. Tutta in prima piano, questa scena di insieme di figure sacre, che presenta i volti di Maria e Gesù Bambino al centro, contornati da San Giovannino in basso a sinistra, e tre angeli a far corona intorno. Tutti i personaggi sono lieti e sorridenti, nonostante il richiamo alla passione, dato dal bastone sormontato dalla Croce che Giovanni porge a Gesù. Il movimento dei corpi e i colori vivaci rendono la scena viva. Si tratta di una versione parziale e in orizzontale della pala omonima realizzata dal pittore manierista parmense Girolamo Mazzola Bedoli (1508?-1570) per la chiesa di San Sepolcro a Parma, sviluppata in verticale con la presenza di un paesaggio di sfondo dietro i due angeli nella parte superiore e del completamento delle figure nella parte inferiore. Il dipinto è ancora in prima tela, senza segni di restauro pregresso. Diverse sono le cadute di colore, diffuse soprattutto lungo il margine inferiore e i due laterali. E' presentato in cornice antica in legno laccato.

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Cristo Incoronato di Spine
ARARPI0159197
Cristo Incoronato di Spine

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Cristo Incoronato di Spine

Olio su tela. Si tratta di copia d'epoca dell'omonima incisione realizzata da Annibale Carracci (1560 -1609), che ebbe immediato successo e diede vita a una serie di repliche stampate e copie dipinte. Presenta il momento della Passione in cui il Cristo viene incoronato con la corona di spine, oggetto di tortura simbolo denigratorio della sua proclamazione a Re dei Re. Compiono l'atto due figure, il soldato romano e il giudeo, che rappresentano le due genti che presero parte alla condanna a morte di Cristo. Le figure, vigorose e sanguigne quelle dei due aguzzini più pallida e inerte la vittima, creano una composizione intrecciata di corpi, con quello di Gesù centrale che congiunge gli altri due, unendoli nella responsabilità condivisa di ciò che stanno facendo; posto di traverso, Gesù ha il capo reclinato a forza a sinistra dal soldato che gli impone la corona di spine, mentre il giudeo a destra gli pone in mano la canna di bambù, sostitutiva dello scettro. La scena è dominata da colori cupi e scuri, tra i quali spicca solo il rosso vivo della veste di Cristo, simbolo della sua umanità sofferente. IL dipinto è stato restaurato e ritelato. E' presentato in bella cornice coeva, con mancanze.

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Compianto su Cristo morto
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ARARPI0160106
Compianto su Cristo morto

ARARPI0160106
Compianto su Cristo morto

Olio su ardesia. Dipinta su una spessa lastra di ardesia, la scena presenta il drammatico momento in cui Maria, circondata da un gruppo di pie donne, piange sul corpo del Figlio deposto dalla Croce: si abbandona drammaticamente tra le braccia delle due donne dietro di lei, mentre al suo grembo è appoggiato il corpo inerte del Figlio, sulla cui mano piange una terza donna; in alto, un gruppo di angeli che si affacciano dai cieli aperti, da cui scaturisce la Luce divina, partecipano del compianto. Maria è l'unica figura che indossa abiti dai colori vivaci, che contrastano con il colorito cereo del corpo del Cristo appoggiato al suo grembo, mentre le altre donne vestono abiti dai colori spenti, così come neutri sono i corpi degli angioletti. Le figure sono collocate su uno sfondo scuro, nel quale appena si intravvede l'apertura del sepolcro: l'effetto cromatico è reso grazie anche alla base pittorica utilizzata, l'ardesia, pietra conosciuta anche con il nome di “lavagna”, in quanto le più importanti cave di ardesia si trovano nei pressi della cittadina di Lavagna in Liguria. La modalità pittorica richiama le opere di Pietro Mera detto il Fiammingo, pittore originario di Bruxelles vissuto a cavallo del XVI- XVII secolo: attivo per lungo tempo a Venezia, lavorando dal 1570 al 1603 al servizio del cardinal d'Este, Mera fece ampio uso dell'ardesia quale supporto pittorico per alcune sue opere. Il materiale dal caratteristico colore scuro permetteva all'artista di creare intensi contrasti luministici e di dare risalto alle figure, raffigurate con una gamma cromatica accesa ed illuminate da brillanti tocchi di luce. In buone condizioni, il dipinto è presentato in cornice antica.

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Madonna con Bambino Angeli e Santi
ARARPI0152910
Madonna con Bambino Angeli e Santi

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Madonna con Bambino Angeli e Santi

Olio su tela. Scuola nord-italiana del XVII-XVIII secolo. L'opera di carattere devozionale, vede la Madonna, assisa sulle nubi e assistita da due angeli che le sorreggono le vesti, è venerata da due santi, in ginocchio ai suoi piedi: a destra la giovane donna in abiti principeschi, ai cui piedi è poggiata una corona regale, rimanda ad Elisabetta d'Ungheria; a sinistra, il santo che tiene in braccio il Bambin Gesù è identificabile in San Gaetano da Thiene. Particolare è il gioco di sguardi tra i vari personaggi, che si intrecciano insieme alle posizioni e ai gesti, a creare un movimento quasi circolare. Il dipinto è stato restaurato e ritelato. E' presentato in cornice antica ridorata ad inizio '900, con attuali diverse mancanze (da restaurare).

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Paesaggio con San Gerolamo penitente
ARARPI0148816
Paesaggio con San Gerolamo penitente

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Paesaggio con San Gerolamo penitente

Olio su tela. Scuola nord-italiana del XVII-XVIII secolo. In un ampio paesaggio collinare piuttosto brullo, che si allarga sfumando sulla destra, si inserisce un alto roccione, conformato ad arco, sotto il quale vi è San Gerolamo penitente, raffigurato in atto di preghiera e di adorazione della Croce. Conformemente ai canoni della pittura del XVII-XVIII secolo, la figura del Santo, adeguata all'iconografia nelle vesti e nell'atteggiamento, è però inserita in un paesaggio poco consono, vicino a quello del pittore che si rifaceva alla realtà paesaggistica a lui nota. Il dipinto, restaurato e ritelato, è presentato in cornice in stile.

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Natura Morta con Fiori Frutta e Zucche
ARARPI0150725
Natura Morta con Fiori Frutta e Zucche

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Natura Morta con Fiori Frutta e Zucche

Olio su tela. Scuola lombarda di fine '600-inizio '700. La ricca composizione propone un grande mazzo di fiori variopinti in un vaso sbalzato, vicino a due grosse zucche e a frutta mista (uva e pesche): con diverse intensità di colore, i vari elementi naturalistici emergono dallo sfondo completamente scuro, creando effetti di luci ed ombre. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice di inizio '900.

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Natura Morta con Fiori Uva e Funghi
ARARPI0150724
Natura Morta con Fiori Uva e Funghi

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Natura Morta con Fiori Uva e Funghi

Olio su tela. Scuola lombarda di fine '600-inizio '700. La ricca composizione propone un grande mazzo di fiori variopinti in un vaso sbalzato, vicino a un ciotola piena di funghi porcini e ad un grappolo d'uva: con diverse intensità di colore, i vari elementi naturalistici emergono dallo sfondo completamente scuro, creando effetti di luci ed ombre. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice di inizio '900.

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Louis Dorigny attribuibile a
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Louis Dorigny attribuibile a

Erminia tra i Pastori

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Louis Dorigny attribuibile a

Erminia tra i Pastori

Olio su tela. La grande tela racconta un episodio tratto dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, in cui la giovane Erminia, principessa d'Antiochia segretamente innamorata di Tancredi, assiste al ferimento in duello dell'amato. Spinta dall'amore indossa quindi le armi della guerriera Clorinda, sua intima amica, e di notte esce per raggiungere l'amato Tancredi e curarlo. Ma al campo cristiano un raggio di luce lunare la illumina e, scambiata per Clorinda dalle sentinelle, è costretta ad una fuga precipitosa: capita così in un villaggio abitato da pastori che vivono lontani dalla guerra in uno spazio idilliaco, dove chiede e ottiene di essere ospitata per qualche tempo nella speranza (vana) di dimenticare il suo amore infelice. L'opera, già attribuito a Carlo Loth, è piuttosto rimandabile alla produzione di Louis Dorigny, il pittore parigino che visse a lungo in Italia, a Roma, a Venezia e infine definitivamente a Verona, ove ottenne numerose commesse da veronesi ma anche da committenti veneti e lombardi, estendendo la sua attività di affrescatore da Bergamo sino a Udine. A Verona fin dall'inizio del secolo, le preferenze in campo pittorico andavano verso un linguaggio classicistico complesso nella composizione, ma pacato ed elegante, anche nelle grandi opere decorative. A questa pittura si uniforma il Dorigny, che in questa tela coniuga l'equilibrato classicismo di Simon Vouet (di cui era nipote) con i chiaroscuri appresi a Roma e la pacata eleganza veneta. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice di inizio '900.

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Deposizione di Cristo dalla Croce
ARARPI0146701
Deposizione di Cristo dalla Croce

ARARPI0146701
Deposizione di Cristo dalla Croce

Olio su tela. Scuola nord-italiana del XVII-XVIII secolo. Al retro presente etichetta di Galleria d'arte con indicazione "Scuola veneta del 1600". E' raffigurato l'episodio evangelico delle deposizione di Cristo dalla Croce. Il corpo di Gesù, che spicca bianco per il pallore della morte ma anche a simbolo della sua purezza, spicca al centro tra le altre figure, unico inerte in mezzo agli altri personaggi. Le sue braccia ancora aperte mentre viene staccato dalla Croce, costituiscono un tramite tra le due figure di Maria e Giovanni in piedi sotto di Lui, e il cielo. Intorno diverse figure che coralmente creano movimento, intrecci, di forme e colori. L'opera restaurata e ritelata, è presentata in cornice coeva, in legno intagliato, stuccato e laccato.

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David Teniers III attribuito a
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ARARPI0108766
David Teniers III attribuito a

Giorno di Festa al Villaggio

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David Teniers III attribuito a

Giorno di Festa al Villaggio

Olio su tela. Sul retro del dipinto sono presenti alcune etichette: una di provenienza da un mercato inglese (probabilmente un'asta di inizio '900) che riporta il titolo; un seconda di una Galleria milanese di via Montenapoleone (degli anni '30 ca.) ed infine un'etichetta di provenienza da importante collezione privata. La scena propone un momento di festa in un villaggio nordico: al centro della via uomini e donne ballano e chiacchierano, altri intanto seduti ai tavoli bevono e giocano, bambini e animaletti si rincorrono in giro; l'atmosfera è vivace e allegra. Lo stile pittorico e le modalità esecutive sono compatibili con la produzione di David Teniers III (figlio di David Teniers II il Giovane), pittore fiammingo che nella sua produzione annovera diverse scene di festa e di vita in villaggio. Restaurato e ritelato a fine '800, con cornice della stessa epoca.

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Dipinto a Soggetto Storico
ARARPI0139265
Dipinto a Soggetto Storico

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Dipinto a Soggetto Storico

Olio su tela. Scuola francese del XVII secolo. La scena, ambientata di notte nel giardino di una villa, di cui si intravvede la facciata ornata a destra e nel quale spicca la fontana zampillante con putti, sotto un cielo buio e oscurato ulteriormente da nubi gravi, propone due figure che si intrattengono in conversazione: un anziano vestito modestamente sta ammonendo severamente un giovane seduto, riccamente abbigliato, che pare invece fare con la mano il gesto del mea culpa. La fisionomia e la gestualità dei due personaggi, insieme alla foggia degli abiti, rimanderebbero al filosofo Aristotele che fu chiamato alla corte di Macedonia per fare da precettore al giovane Alessandro, il futuro re noto poi come Alessandro Magno: secondo quanto raccontato da Plutarco nelle sue “Vite Parallele”, il giovane Alessandro fu un allievo brillante, tanto che fu iniziato anche alle dottrine aristoteliche più profonde ed esoteriche, da cui deriverebbe l'alone di mistero e profonda interiorità che traspare nell'opera qui presentata. Il dipinto è stato restaurato e ritelato. E' presentato in cornice in stile. Il dipinto, restaurato

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