Luigi Scrosati

Vaso, scavi romani, 1860

Codice: ARARNO0141429

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Luigi Scrosati - Vaso, scavi romani, 1860

Caratteristiche

Vaso, scavi romani, 1860

Artista:  Luigi Scrosati (1814-1869)

Titolo opera:  Vaso, scavi romani

Epoca:  XIX Secolo - dal 1801 al 1900

Soggetto:  Composizione

Origine:  Italia

Descrizione : Vaso, scavi romani

Olio su tela. Firmato e datato in basso a sinistra. Al retro ulteriore firma, data e titolo. Sulla cornice è presente timbro di provenienza da importante collezione privata. L'opera propone una composizione di un' anfora e un piatto in ceramica dipinta, contornati a destra da rose. Pittore e decoratore milanese, Luigi Scrosati frequentò inizialmente l'Accademia di Brera, che però abbandonò presto per dedicarsi a numerosi viaggi all'estero, in particolare a Parigi. Già fin dagli inizi della sua attività, negli anni Quaranta, lavorò come pittore di nature morte fortemente influenzato da esempi francesi, in particolare dalla scuola di Lione. Accanto alla produzione da cavalletto e ad acquerello, dominata dalla specializzazione della natura morta di fiori, Scrosati fu attivissimo come decoratore di interni, spesso impegnato in lavori di équipe accanto ad architetti e direttori dei lavori, ma sempre con una notevole autonomia e uno stile caratteristico, sostanzialmente eclettico e volto a una rilettura degli stili del passato. L'esordio in questo ambito, verso la fine del 1842, è costituito da un ciclo di affreschi nella residenza di San Fiorano (LO) di proprietà di Giorgio Guido Pallavicino Trivulzio, per la quale Scrosati decorò una sala gotica, un salotto rococò e un piccolo vano d'ingresso. Si ritrovano suoi affreschi in numerose ville di Milano e dintorni, lavori nei quali lo Scrosati si rifà agli stili del passato, riproponendo suggestioni settecentesche, ma anche del barocco. Di gusto neo-medioevale furono invece le decorazioni del Gabinetto dantesco prima e di altre sale poi, nel palazzo Poldi Pezzoli di Milano (oggi sede del Museo omonimo), realizzate con l'équipe del Bertini di cui lo Scorsati faceva parte. La malattia che colpì Scrosati agli arti inferiori nel 1857, rendendolo infermo, gli impedì probabilmente di continuare l'attività di decoratore, costringendolo a ripiegare sulla pittura floreale da cavalletto, che lo portò a produrre nature morte di fiori, ma anche ritratti o finti bassorilievi con ghirlande di fiori o ancora interni e scene di genere, nei quali subì l'influenza della produzione tedesca e viennese di tipo Biedermeier e quella francese della scuola di Lione. Nel 1862 Scrosati venne incaricato di dirigere un nuovo corso di Ornato all'Accademia di Brera, con particolare riferimento alla pittura di fiori e ai rapporti con l'industria, corso voluto dall'istituzione braidense per ampliare la già fiorente scuola di pittura ornamentale. L'opera è presentata in cornice in stile.

Condizione prodotto:
Prodotto in buone condizioni, presenta piccoli segni di usura.

Dimensioni cornice (cm):
Altezza: 64
Larghezza: 44
Profondità: 5,5

Dimensioni opera (cm):
Altezza: 50
Larghezza: 30

Informazioni aggiuntive

Artista: Luigi Scrosati (1814-1869)

Nato nel 1814 a milano, ove visse e lavorò, Luigi Scrosati fu pittore e decoratore. Frequentò inizialmente l'Accademia di Brera, che però abbandonò presto per dedicarsi a numerosi viaggi all'estero, in particolare a Parigi. Già fin dagli inizi della sua attività, negli anni Quaranta, lavorò come pittore di nature morte fortemente influenzato da esempi francesi, in particolare dalla scuola di Lione. Accanto alla produzione da cavalletto e ad acquerello, dominata dalla specializzazione della natura morta di fiori, Scrosati fu attivissimo come decoratore di interni, spesso impegnato in lavori di équipe accanto ad architetti e direttori dei lavori, ma sempre con una notevole autonomia e uno stile caratteristico, sostanzialmente eclettico e volto a una rilettura degli stili del passato. L'esordio in questo ambito, verso la fine del 1842, è costituito da un ciclo di affreschi nella residenza di San Fiorano (LO) di proprietà di Giorgio Guido Pallavicino Trivulzio, per la quale Scrosati decorò una sala gotica, un salotto rococò e un piccolo vano d'ingresso. Si ritrovano suoi affreschi in numerose ville di Milano e dintorni, lavori nei quali lo Scrosati si rifà agli stili del passato, riproponendo suggestioni settecentesche, ma anche del barocco. Di gusto neo-medioevale furono invece le decorazioni del Gabinetto dantesco prima e di altre sale poi, nel palazzo Poldi Pezzoli di Milano (oggi sede del Museo omonimo), realizzate con l'équipe del Bertini di cui lo Scorsati faceva parte. La malattia che colpì Scrosati agli arti inferiori nel 1857, rendendolo infermo, gli impedì probabilmente di continuare l'attività di decoratore, costringendolo a ripiegare sulla pittura floreale da cavalletto, che lo portò a produrre nature morte di fiori, ma anche ritratti o finti bassorilievi con ghirlande di fiori o ancora interni e scene di genere, nei quali subì l'influenza della produzione tedesca e viennese di tipo Biedermeier e quella francese della scuola di Lione. Nel 1862 Scrosati venne incaricato di dirigere un nuovo corso di Ornato all'Accademia di Brera, con particolare riferimento alla pittura di fiori e ai rapporti con l'industria, corso voluto dall'istituzione braidense per ampliare la già fiorente scuola di pittura ornamentale. Scrosati morì a Milano nel 1869.

Epoca: XIX Secolo - dal 1801 al 1900

Le rivoluzioni in Europa tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, accelerando cambiamenti sociali, politici ed economici, favoriscono la nascita di un nuovo movimento artistico, il Romanticismo, che pone al vertice dei valori umani il sentimento e l'amor di patria e che, distaccandosi dalle forme del Neoclassicismo, propone uno stile che mostra le emozioni profonde dell'uomo, suscitate dalla vita reale. In particolare nella pittura si impongono i soggetti storici, le scene di vita popolare e di lotta patriottica, il paesaggio come espressione dell'amore per la natura e i soggetti orientalisti. Per esprimere emozioni e sentimenti, si cominciano ad utilizzare colori vivi, si sfumano i contorni, aumentano i contrasti di luci, per arrivare poi progressivamente ad una pittura, con i Macchiaioli prima econ gli Impressionisti poi, “en plein air”, pura esaltazione delle emozioni, degli effetti cromatici, delle impressioni soggettive.
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